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Quali sono i test per diagnosticare l'asma

Quali sono i test per diagnosticare l’asma

L’asma è una malattia in crescita, perché lo stile di vita occidentale rappresenta oggi un fattore di rischio a cui è impossibile sottrarsi. Ne soffrono più di due milioni e mezzo di italiani, ma il trend è in costante crescita: secondo la Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) ci sono stati 50 mila i nuovi casi di asma infantile solo nel 2023, e se ne prevedono ancora di più in questo 2024. Inquinamento e cambiamenti climatici giocano un ruolo importante nell’aumento delle patologie allergiche e dell’asma bronchiale. Una diagnosi tempestiva è fondamentale. Di asma si parla ancora troppo poco, ed è quindi urgente diffondere la cultura della prevenzione e della corretta gestione della patologia.

Che cos’è l’asma?

L’asma è una malattia infiammatoria che colpisce l’apparato respiratorio, in particolare i bronchi, e che si manifesta con fasi acute di broncospasmo, cioè di restringimento reversibile delle vie aeree, associato a un eccesso di produzione di muco, talvolta vischioso, che contribuisce alla ostruzione delle vie bronchiali. La sensibilizzazione verso allergeni ambientali è una condizione fortemente predisponente alle manifestazioni asmatiche. In particolare, quando si parla di evoluzione delle allergie bisogna tenere in considerazione la marcia allergica, ossia una modalità di progressione delle allergie che coinvolge il soggetto dall’infanzia all’età adulta. Tipicamente le allergie insorgono nell’infanzia per poi modificarsi nel periodo adolescenziale con la comparsa di rinite e asma.

Quali sono le cause scatenanti?

L’asma è una malattia dall’origine complessa. In termini più semplici, le cause dell’asma sono molte e possono avere una natura “intrinseca”, per una predisposizione genetica, e un’origine “estrinseca”, per il contatto con sostanze presenti nell’ambiente che possono agire da fattori scatenanti. Tuttavia, è importante considerare che queste due modalità causali interagiscono tra loro, così un fattore scatenante può essere tale solo in presenza di un organismo predisposto a sviluppare crisi asmatiche. Tale predisposizione è, in tutti i casi, sia nell’asma allergico sia nell’asma non allergico, la presenza di un’infiammazione cronica delle vie respiratorie, a sua volta responsabile dell’iperreattività del muscolo liscio (che regola la pervietà delle vie aeree) e della produzione di muco, che può ostruire il passaggio dell’aria causando i tipici sintomi dell’asma. Il fatto che nei Paesi occidentali l’asma sia una patologia in aumento ha fatto avanzare alcune ipotesi circa la sua origine ambientale: la presenza di fattori verosimilmente correlati a un cambiamento dello stile di vita, potrebbe avere un ruolo importante nell’aumento di prevalenza dell’asma registrato nei Paesi economicamente sviluppati. Pertanto, ai fattori di rischio genetici si sommano quelli ambientali, come l’inquinamento atmosferico, il fumo di sigaretta, abitudini alimentari e l’obesità, alcuni tipi di professione e infezioni delle vie aeree, affaticamento e stress.

Quali sono i sintomi?

I sintomi più comuni dell’asma sono: respiro sibilante, dispnea, costrizione toracica e tosse. Questi variano nel tempo, nell’insorgenza, nella frequenza e nell’intensità. Spesso questi sintomi sono associati a un’ostruzione al flusso aereo variabile, ossia alla difficoltà di respirare, a causa di una broncocostrizione (restringimento delle vie aeree), ispessimento della parete delle vie aeree e aumento del muco.

Come si arriva alla diagnosi?

La sola comparsa dei sintomi respiratori non è sufficiente a fare una diagnosi sicura d’asma, né a stabilirne la causa biologica. È, invece, necessario escludere altre patologie (come bronchite, enfisema o scompenso cardiaco) e chiarire, ove possibile, il fattore scatenante che innesca la reazione infiammatoria e l’attacco asmatico. L’asma è definito di tipo allergico quando l’esposizione a uno o più fattori ambientali (allergeni) è la causa dell’iperreattività e dell’infiammazione bronchiale alla base dei sintomi. In tal caso è necessario eseguire i test allergologici tramite prick test o RAST.

Quali sono i test diagnosti più utilizzati?

Per diagnosticare con sicurezza l’asma è opportuno seguire un percorso che in genere prevede le prove di funzionalità respiratoria: spirometria, test di reversibilità, test di provocazione bronchiale aspecifico per valutare il grado di ostruzione bronchiale. Dopo aver confermato la presenza di asma, andranno valutati i possibili agenti scatenati attraverso l’esecuzione dei test allergologici cutanei (Prick test) e anche, ove opportuno, i test sierologici finalizzati alla ricerca di IgE specifiche per uno o più allergeni, allo scopo di individuare l’allergene o gli allergeni responsabili dei sintomi dell’asma.

Che cos’è la spirometria?

È l’esame principale per la diagnosi di asma bronchiale. Qualora la spirometria rilevasse un’ostruzione bronchiale, sarà necessario verificare se un broncodilatatore possa eliminare o ridurre la suddetta ostruzione (test di broncodilatazione). La spirometria consiste nell’esecuzione di un’inspirazione massimale che raggiunga la capacità polmonare totale, seguita da un’espirazione rapida e forzata, che va proseguita fino allo svuotamento dei polmoni. Il paziente sarà invitato ad eseguire le suddette manovre respiratorie, dettagliatamente spiegate dall’operatore, attraverso un boccaglio monouso, dopo aver tappato il naso con uno stringinaso (per evitare fuoriuscita di aria dalle narici durante la prova). Il boccaglio è collegato ad un misuratore del flusso e del volume di aria mobilizzata dal paziente; tale misuratore trasforma il segnale in valori numerici ed immagini grafiche. Nel caso la prova respiratoria documentasse la presenza di ostruzione bronchiale, verrà quindi effettuato il test di reversibilità, o di broncodilatazione: tale esame consiste nell’inalare un farmaco broncodilatatore a breve durata d’azione prima di ripetere le manovre respiratorie già esposte. Si potrà quindi fare diagnosi di asma bronchiale qualora l’ostruzione venisse annullata o ridotta dalla somministrazione del farmaco.

Asma e sport: nessuna controindicazione

Asma e sport: nessuna controindicazione

Nella mente di molti pazienti, soprattutto in chi ha ricevuto la diagnosi da poco tempo, lo sport è il nemico principale dell’asma. Ma la realtà, come spesso accade, è ben diversa rispetto alle convinzioni più diffuse. Fare attività fisica è non soltanto possibile per gli asmatici, ma è vivamente consigliata. Non di rado infatti i sintomi della malattia tendono ad attenuarsi se si pratica regolarmente una attività sportiva. Lo sport, nel soggetto asmatico, è utile per migliorare la performance ventilatoria rinforzando i muscoli respiratori e permettendo di mantenere un peso ottimale.

Quali sono i benefici dello sport?

L’attività fisica può essere praticata solo se l’asma è ben controllato clinicamente. Sarà il medico a stabilire se l’asma è sotto controllo, se si può praticare attività fisica ed a quali livelli agonistici. Alcuni studi dimostrano che l’attività fisica migliora la funzionalità polmonare e riduce i sintomi dell’asma. Viene consigliata, dunque, un’attività fisica che sia preferibilmente di tipo aerobico e che quindi insegni al paziente a respirare, faccia esercitare la muscolatura respiratoria, riducendo l’iperreattività bronchiale caratteristica dei pazienti affetti da tale condizione. La pratica di attività sportiva migliora inoltre le difese immunitarie, riducendo il rischio di infezioni delle vie aeree, una delle principali cause di riacutizzazione dell’asma, e aiuta a ridurre il peso in eccesso che influisce negativamente sul controllo della patologia.

Quale correlazione tra asma e obesità?

L’attività fisica migliora l’efficienza cardiorespiratoria e previene l’insorgenza di sovrappeso o obesità, ansie e paure non dovrebbero porre inutili limitazioni alla pratica sportiva perché il vero rischio per la salute è rappresentato dalla sedentarietà. Sovrappeso e obesità registrano percentuali importanti tra i soggetti asmatici. Questi fattori, da un lato, possono aggravare la sintomatologia dell’asma e, dall’altro lato, possono predisporre all’insorgenza di malattie cardiovascolari e metaboliche.

Lo sport può far venire l’asma da sforzo?

L’attività fisica può scatenare l’asma da sforzo, caratterizzata da tosse, sibili, affanno, senso di costrizione al torace, e può far pensare che chi è asmatico non debba praticare sport. In realtà, questa condizione è un indice di uno scarso controllo dell’asma. Per questi motivi lo sport si può svolgere dopo aver prescritto una corretta terapia per l’asma, che deve essere pertanto sotto controllo.

Com’è possibile che l’esercizio fisico determini un peggioramento dell’asma?

In condizioni normali le persone respirano attraverso il naso che agisce come un filtro al passaggio dell’aria. Esso è in grado di controllare la temperatura e l’umidità dell’aria, prima che questa raggiunga i polmoni. Durante un esercizio fisico c’è la necessità di inalare molta più aria. La frequenza respiratoria deve aumentare ed è necessario, per ottenere ciò, aiutarsi con una respirazione orale. Ma tale tipo di respirazione non permette un filtraggio dell’aria, un suo riscaldamento ed una sua umidificazione, come avviene respirando con il naso. Come conseguenza di una respirazione orale l’aria che raggiunge le vie aeree inferiori sarà più secca e più fredda del solito. Il paziente affetto da asma ha le vie aeree più sensibili all’aria fredda e secca. Questa ipersensibilità comporta una reazione anomala ed eccessiva del muscolo liscio bronchiale, che si contrae e determina una broncoostruzione. Le vie aeree si restringono determinando un passaggio dell’aria più difficoltoso. Tutto questo potrà determinare l’insorgenza di sintomi più o meno comuni di asma.

Quali controindicazioni alla pratica dello sport per i soggetti asmatici?

Esistono condizioni ambientali sfavorevoli alla pratica di esercizio fisico per un soggetto asmatico:

  • aria fredda;
  • umidità bassa, di conseguenza l’esercizio all’aperto con aria fredda e secca durante il periodo invernale è rischioso;
  • inquinamento dell’aria: questa condizione riguarda sia l’esercizio all’aperto, che quello praticato in luoghi chiusi con scarso ricambio d’aria;
  • inalazione di allergeni: pollini, muffe, polveri, epiteli di animali etc;
  • irritanti chimici: fumo, odori intensi, esalazioni di sostanze chimiche volatili, scarichi di automobili, ozono, etc;
  • infezioni respiratorie: un episodio recente di infezione delle vie aeree può determinare una maggiore difficoltà nel praticare l’esercizio fisico;
  • eccesso di affaticamento, come praticare uno sforzo al di sopra delle proprie possibilità;
  • stress emotivo.

Quale tipo di esercizio fisico è consigliabile per un asmatico?

Si può notare come alcuni tipi di esercizio fisico determinino maggiore difficoltà respiratoria rispetto ad altri. Se però l’asma è ben controllato, non vi è controindicazione verso nessuna attività sportiva. Solo le attività subacquee vengono ritenute pericolose per l’asma.

Quali precauzioni?

  • Avere sempre a disposizione un inalatore spray di broncodilatatore.
  • Essere sicuri che l’asma sia ben controllato perché, se così non fosse, l’esercizio fisico potrebbe essere pericoloso.
  • Assumere i medicinali come da prescrizione medica. Se in corso di esercizio fisico si dovesse presentare un problema respiratorio sarà necessario somministrare il medicinale prescritto dal medico.
  • Effettuare sempre un esercizio di riscaldamento prima di iniziare l’attività fisica ed uno di defaticamento al termine della stessa.
  • Durante l’attività fisica è importante proteggersi dai fattori scatenanti (pollini, smog, aria fredda, etc).

Asma e allergie in vacanza: ecco come viaggiare tranquilli

Asma e allergie possono rovinare una vacanza se chi ne soffre non prende le giuste precauzioni. Purtroppo le allergie non vanno in vacanza. È vero che in estate alcune fioriture sono terminate e che quindi, il problema delle riniti allergiche è meno diffuso. Ma è altresì vero che i cambiamenti climatici hanno modificato il ciclo di vita delle piante allungandone il periodo di fioritura e di impollinazione. Nei mesi di luglio-settembre, sono particolarmente diffusi i pollini delle composite, come ad esempio l’ambrosia, l’assenzio e l’artemisia. Inoltre, il clima caldo-umido facilita la proliferazione degli acari della polvere e delle muffe, soprattutto nelle case di villeggiatura che magari sono rimaste chiuse per parecchi mesi.

Mare o montagna per chi è allergico?

Dipende dal tipo di allergia. Grazie all’esposizione solare, le patologie allergiche quali rinite e asma migliorano proprio nei mesi estivi poiché le alte temperature riducono la concentrazione di allergeni. Il soggiorno nelle località marine dal clima temperato rappresenta un innegabile vantaggio per tutti quei pazienti affetti da allergia ai pollini e da malattie respiratorie croniche, che risultano estremamente sensibili agli sbalzi termici. Prima di scegliere la meta delle proprie vacanza è bene controllare i calendari pollinici. Se si è allergici agli acari meglio scegliere la montagna oltre i 1500 metri. A quell’altezza, infatti, non ci sono acari, che costituiscono fra le principali cause degli attacchi d’asma. Se, invece, si è allergici alle muffe, qualsiasi clima secco, di mare o di montagna, va bene. In questi casi meglio evitare il lago. Infine, se a scatenare gli attacchi allergici è il pelo di cane e di gatto, occorre prudenza se si sceglie una vacanza in campagna o in agriturismo.

Ma non sono solo le piante con i loro pollini a rappresentare una minaccia. Non sono da sottovalutare le allergie cutanee (come l’orticaria o le allergie da contatto), alimentari o da punture di insetto.

Ecco alcuni consigli per le allergie cutanee

L’applicazione di cosmetici solitamente usati nel periodo estivo (olii per capelli, creme o filtri solari, profumi, etc.) può determinare una reazione da contatto localizzata o estesa. Per ridurre il rischio basta seguire alcuni accorgimenti come quello di fare docce con acqua dolce subito dopo il bagno in mare e proteggere la cute con cappelli e magliette soprattutto durante le ore più calde. Anche a tavola è importante evitare l’assunzione di cibi ricchi in istamina e/o istamino-liberatori che potrebbero indurre o peggiorare la sintomatologia cutanea in caso di orticaria, come ad esempio pesche, fragole, pesce e crostacei.

…per le allergie alimentari

È opportuno sapere con esattezza cosa si ordina per evitare possibili reazioni allergiche causate da alcuni ingredienti: è sempre meglio dichiarare le allergie alimentari e portare con sé i farmaci per il primo intervento. Tra gli alimenti maggiormente coinvolti in questi tipi di allergie vi sono le proteine del latte e le uova ( in particolare in età pediatrica), la soia, le arachidi, le nocciole, il pesce, i crostacei.

…per le allergie al veleno di imenotteri

Il veleno iniettato dal pungiglione di un imenottero (ape, bombo, vespa e calabrone) ha un effetto irritante nella sede della puntura, causando infiammazione che nella maggior parte dei casi rimane localizzata. In alcuni soggetti, tuttavia, il sistema immunitario produce anticorpi specifici implicati nelle reazioni allergiche, detti IgE, che scatenano una reazione al veleno più o meno generalizzata che può coinvolgere, oltre al distretto cutaneo, anche l’apparato gastrointestinale, quello respiratorio e quello circolatorio, provocando sintomi di varia gravità, fino allo shock anafilattico. Ricordare alcune semplici norme di sicurezza: evitare profumi, vestirsi con colori chiari, non avvicinarsi e non disturbare gli alveari, coprire bevande zuccherate e cibo (soprattutto dolce) per non attirare vespe e api, non agitare le braccia e non cercare di scacciarle con le mani.

In caso di episodi di pregresse reazioni avverse a punture di imenotteri, è fondamentale fare una valutazione allergologica perché è possibile prescrivere gratuitamente l’adrenalina autoiniettabile per i paziente allergici ed, eventualmente, l’immunoterapia, che rappresenta una terapia salvavita.

Allergie e inquinamento

Allergie in aumento: la colpa potrebbe essere dell’inquinamento

Occhi rossi, starnuti e naso che cola. Le allergie respiratorie mietono vittime anche nei mesi più freddi dell’anno. I cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo ormai da diversi anni, causati principalmente dal surriscaldamento del pianeta, stanno incidendo sempre di più sulla nostra salute.

Negli anni Sessanta le allergie colpivano il 5% della popolazione, nel 2025 arriveranno al 50%.

Il numero è destinato ad aumentare a causa del pericoloso mix di fattori in grado di scatenare reazioni allergiche: l’aumento delle temperature, l’inquinamento e la maggiore diffusione dei pollini nell’aria. Il surriscaldamento del pianeta ha anticipato il periodo di fioritura delle piante rispetto all’arrivo della primavera. Da questo dipende il fatto che i pollini si concentrano nell’aria per un arco di tempo ben più ampio: è quasi scontato che l’incidenza delle allergie sia maggiore.

Il tasso crescente di anidride carbonica disciolta in atmosfera, frutto soprattutto del ricorso ai combustibili fossili, sta rendendo più lunghi e intensi i periodi di impollinazione.

Ma il polline, oltre a essere una tra le più importanti fonti di allergie, è in grado anche di favorire il rilascio di mediatori in grado di stimolare una reazione infiammatoria e una risposta immunitaria nel nostro organismo. La complessità di questa azione sarebbe alla base dell’aumento dei «polisensibili». Si tratta di persone che sviluppano una reazione eccessiva a più specie polliniche, contemporaneamente. Un problema che oggi, in Italia, riguarda 8 allergici su 10: sono pazienti che stanno male per un periodo più lungo, talvolta anche da marzo a ottobre.

Nei luoghi in cui la qualità dell’aria è peggiore, d’altra parte, i numeri delle allergie sono più elevati.

Più alte sono le temperature, maggiore è la quantità di ozono che si sviluppa nell’aria. Parliamo di una molecola non allergizzante, ma che è in grado di irritare l’apparato respiratorio. E, dunque, di accentuare i sintomi respiratori di un’allergia primaverile. A partire dall’asma, rilevabile in quasi il 40% delle persone che ne soffrono: da sola o associata alle altre manifestazioni (starnuti, ostruzione nasale, prurito, rinorrea e congiuntivite).

A ciò occorre aggiungere anche l’inquinamento veicolare. I particolati (Pm 2,5, Pm 1 e soprattutto Pm10) possono fungere da «vettore» per i pollini: in pratica le molecole allergeniche si legano alla superficie del particolato che poi le trasporta anche a distanze considerevoli rispetto al luogo dove erano state liberate. L’azione dello smog si combina così con quella degli allergeni peggiorandone le conseguenze e causando congiuntivite, raffreddori frequenti e prolungati nel tempo, ma anche asma e disturbi respiratori.

Se i sintomi si manifestano per la prima volta e lasciano sospettare un’allergia è bene consultare uno specialista allergologo.

Una corretta diagnosi è fondamentale per identificare la vera causa dell’allergia e studiare un trattamento mirato. La terapia è personalizzata e dipende dal quadro del paziente. In generale, per la rinite la terapia gold standard è rappresentata da farmaci steroidi topici come gli spray nasali. In alcuni casi si può usare una terapia topica combinata steroidea e antistaminica. Per diminuire la sintomatologia correlata alla rinite (prurito alla gola, starnutazioni ripetute, prurito al naso) possono essere utili farmaci antistaminici. Per l’asma sono invece disponibili farmaci specifici: nella maggior parte dei casi il controllo della malattia si ottiene con farmaci corticosteroidei per via inalatoria che possono essere associati anche a farmaci broncodilatatori.

Dott. Francesco Papia

Se sospetti di soffrire si un’allergia respiratoria prenota subito una visita specialistica con il dott. Francesco Papia, specialista in Allergologia e Immunologia a Palermo al 333 989 2965.

Autunno: è tempo di allergie e di asma

Settembre. Le allergie primaverili iniziano ad essere solo un lontano ricordo, se non fosse che anche l’autunno nasconde dei rischi non indifferenti.

Chi soffre di allergia o asma, sul finire dell’estate, tra settembre e ottobre, spesso riferisce un peggioramento dei sintomi con ostruzione nasale, starnuti, naso che cola (rinite allergica), tosse, occhi che bruciano e lacrimano, bruciore o pizzicore alla gola, respiro sibilante e respirazione difficoltosa.

Parliamo, ovviamente, delle allergie autunnali, meno intense e meno diffuse di quelle primaverili, ma pur sempre da tenere in considerazione.

Le allergie più comuni in questo periodo sono quelle a pollini, muffe e acari della polvere.

In primo luogo, va sottolineato che nei mesi successivi all’estate, e talvolta fino alle porte di novembre, i pollini estivi sono ancora nell’aria. Tra tutti i pollini di questo periodo, i più pericolosi sono generalmente quelli della parietaria e dell’ambrosia. Quest’ultima, nello specifico, inizia la sua impollinazione ad agosto, dando il via ad un processo che può talvolta durare anche fino alle alle prime settimane dell’autunno, prolungando di fatto il tempo di esposizione dei pazienti agli allergeni.

Anche le muffe (Alternaria, Cladosporium, Aspergillus) possono causare reazioni allergiche, sia all’aperto e sia al chiuso, in ambienti particolarmente umidi. Le muffe possono essere responsabili di reazioni allergiche particolarmente severe: non solo oculorinite ma, in alcuni casi e nelle persone predisposte, anche violenti crisi asmatiche.

Gli acari possono essere la causa di reazioni di tipo respiratorio, come rinite, rinocongiuntivite e asma, ma anche cutanee. Gli acari della polvere sono gli allergeni più frequenti nelle nostre case: sono minuscoli animali, della stessa famiglia dei ragni, non visibili a occhio nudo, che si riproducono nella polvere e si cibano del nostro epitelio di sfaldamento cutaneo. Si annidano soprattutto nei materassi, nei cuscini, nei tappeti, nelle librerie e laddove è più difficile combattere la polvere.

Le allergie autunnali si manifestano nello stesso modo delle patologie primaverili.

Abbiamo dunque a che fare con una conclamata rinite allergica, la quale come è noto comporta starnuti, naso gocciolante, lacrimazione, prurito agli occhi e tosse. In alcuni individui a questi sintomi diffusi si somma anche l’asma: la respirazione, a causa di una contrazione delle vie aeree, si fa quindi più difficoltosa.

Se i sintomi si manifestano per la prima volta e lasciano sospettare un’allergia è bene consultare uno specialista allergologo.

Una corretta diagnosi è fondamentale per identificare la vera causa dell’allergia e studiare un trattamento mirato. La terapia è personalizzata e dipende dal quadro del paziente. In generale, per la rinite la terapia gold standard è rappresentata da farmaci steroidi topici come gli spray nasali. In alcuni casi si può usare una terapia topica combinata steroidea e antistaminica. Per diminuire la sintomatologia correlata alla rinite (prurito del cavo orale, starnutazioni, prurito al naso) possono essere utili farmaci antistaminici. Per l’asma sono invece disponibili farmaci specifici: nella maggior parte dei casi il controllo della malattia si ottiene con farmaci corticosteroidei per via inalatoria che possono essere associati anche a farmaci broncodilatatori.

Dott. Francesco Papia

Prenota subito una visita specialistica con il dott. Francesco Papia, specialista in Allergologia e Immunologia a Palermo al 333 989 2965

Asma una malattia sottovalutata

Asma, una malattia sottostimata

L’ asma è una patologia cronica che colpisce più di 300 milioni persone in tutto il mondo, causata da un’iperattività dei bronchi a diversi stimoli (allergici e non), che reagiscono chiudendosi e bloccando la respirazione. Si stima che in Italia a soffrire di asma sono circa quattro milioni e mezzo di persone, ma questi dati sono probabilmente sottostimati.

I sintomi più comuni sono la fame d’aria (dispnea), respiro sibilante, senso di costrizione al petto, tosse.

Molti pazienti si gestiscono in automedicazione, con il cortisone in compresse o per via iniettiva, senza sapere dei danni che possono causare all’organismo sul lungo periodo. Il cortisone per via orale è, da linee guida, una terapia da assumere solo in casi di emergenza e sotto controllo medico, perché innanzitutto non è la terapia d’elezione per l’asma e, in secondo luogo, il non corretto utilizzo, si associa ad effetti collaterali molto gravi: quadruplica il rischio di osteoporosi, in particolare nella donna, raddoppia il rischio di diabete mellito, aumenta lo sviluppo delle patologie cardiovascolari e dell’ipertensione. Va usato, pertanto, in caso di riacutizzazione, non come trattamento preventivo o al bisogno, come invece, purtroppo, si continua a fare.

Per sapere se si è asmatici occorre fare esami specifici, che possono essere svolti a qualunque età, ma che necessitano di una certa collaborazione del paziente.

La spirometria è sicuramente il test diagnostico più importante ma si possono fare prove per verificare l’asma da sforzo (con esercizi su tapis roulant o cyclette) oppure test che simulano una broncodilatazione o broncocostrizione (meno utilizzato).

Ci sono ancora molte persone che, purtroppo, sottostimano la pericolosità dell’asma e benché siano asmatiche non prendono le giuste precauzioni.

Ogni anno in Italia si stima che tra le 200 e le 300 persone muoiano per asma, soprattutto giovani sotto i 35 anni. Questo accade perché le crisi asmatiche che causano i decessi sono di solito quelle allergiche, quelle sporadiche e improvvise, che spesso si sottovalutano e che non si trattano in modo adeguato perché non si hanno i farmaci al bisogno per calmare l’infiammazione e aprire i bronchi.

Un’altra insidia nella gestione dell’asma è legata al fatto che spesso il paziente assume una terapia (per asma lieve, moderata o grave) solamente nella fase acuta e, risolta la sintomatologia, smette di seguirla. Questo rappresenta un errore importante perché la terapia non va mai smessa, solo così si possono evitare le crisi.

L’asma, come tutte le patologie croniche (ipertensione, diabete mellito) necessita di una terapia continuativa.

La terapia dell’asma (lieve e moderata) si basa su inalatori corticosteroidi e broncodilatatori che permettono di mantenere la malattia sotto controllo. Tenere sotto controllo le crisi è importante non solo per ridurre la sintomatologia, ma anche per evitare che il susseguirsi delle crisi, determini un rimodellamento dei bronchi che, nel lungo periodo, può causare insufficienza respiratoria.

Il farmaco al bisogno non deve mai mancare ai pazienti asmatici, ma non deve essere la terapia di base: se si assume più volte alla settimana, significa che l’asma non è controllata e occorre una visita dallo specialista.

Asma allergica

Tutto quello che devi sapere sull’asma allergica

L’asma allergica è una malattia infiammatoria cronica dell’apparato respiratorio causata da una reazione a diversi allergeni come polline, polvere, acari, peli di animali domestici. I sintomi tipici coinvolgono i bronchi, con un improvviso restringimento delle vie aeree (broncospasmo) e una produzione eccessiva di mucosa, che, singolarmente o insieme, rendono difficile la respirazione, creando una “fame” d’aria (dispnea), respiro sibilante e colpi di tosse. Tali sintomi sono spesso intermittenti, con una fase di benessere tra le crisi respiratorie, o, negli stadi più avanzati, possono essere cronici, con una costante dispnea e fiato corto anche per sforzi fisici di lieve entità.

L’asma è una malattia cronica che non può essere curata, ma controllata abbastanza efficacemente sia nei bambini che negli adulti.

Che cos’è l’asma allergica?

L’asma allergica è una patologia respiratoria causata da una reazione di tipo immunologico all’inalazione di allergeni dispersi nell’ambiente verso cui l’organismo è sensibile: polline, polvere, acari, peli di animali domestici. In seguito a tale reazione, si verifica un restringimento dei bronchi con la comparsa della sintomatologia respiratoria.

Quali sono le cause dell’asma allergica?

A innescare la crisi asmatica è l’inalazione di allergeni verso cui un soggetto è sensibile. Si tratta di sostanze volatili e facili da inalare come polline, polvere, peli di animali domestici, ma anche acari e altri insetti. La maggior parte delle persone non sviluppa alcuna sintomatologia in presenza di questi fattori nell’ambiente in cui vive e respira, mentre altri, i soggetti allergici e asmatici, subiscono una reazione anomala ed eccessiva del sistema immunitario che determina un’infiammazione dei bronchi e l’alterazione della loro funzionalità.

Quali sono i sintomi dell’asma allergica?

I sintomi di asma variano da persona a persona e si possono presentare in maniera continua (cronica) e acuta, oppure intermittente e temporanea, anche a distanza di molto tempo da una crisi all’altra.

Generalmente, i sintomi della malattia sono:

  • colpi di tosse, spesso violenti e generalmente secchi;
  • mancanza di respiro o respirazione affannosa (dispnea);
  • un peso sul torace o senso di costrizione toracica;
  • respiro sibilante, caratterizzato da fischi e gemiti;
  • risvegli notturni;
  • difficoltà a svolgere azioni quotidiane, come salire le scale o camminare

Come prevenire l’asma allergica?

La prevenzione è un’arma fondamentale e consiste nell’adozione di tutte le precauzioni possibili per evitare il contatto con gli allergeni verso cui si è sensibili.

Per i soggetti allergici all’acaro della polvere, bisognerebbe eseguire una buona bonifica ambientale, osservando una pulizia frequente degli ambienti domestici e di lavoro, facendo attenzione a oggetti come poltrone, divani, moquette, tappeti, tendaggi, cuscini, letti e biancheria, condizionatori.

Bisognerebbe mantenere un’umidità ottimale nell’ambiente in cui si vive, evitando i climi troppo secchi o troppo umidi, mentre all’aperto è utile coprire bocca e naso con una sciarpa se fa freddo o una mascherina se fa caldo, poiché gli sbalzi di temperatura possono innescare una crisi respiratoria. Evitare assolutamente il fumo, sia attivo che passivo, che rappresenta un ulteriore stimolo infiammatorio.

Come si arriva alla diagnosi?

La diagnosi dell’asma allergica si ottiene grazie ai seguenti esami standard:

  • Test allergologici cutanei (Prick test) e test sierologico per la ricerca di IgE specifiche per allergeni respiratori (Rast Test)
  • Test della funzionalità respiratoria, per misurare la capacità polmonare;
  • Spirometria semplice e con test di broncodilatazione

Come curarla?

L’asma allergica viene trattata con farmaci broncodilatatori e corticosteroidi, nebulizzati attraverso erogatori per via inalatoria. La posologia e la durata del trattamento dipendono dalla gravità dei sintomi.

Particolarmente importante, soprattutto nei primi stadi, è intervenire con la terapia desensibilizzante o immunoterapia specifica con estratti allergenici, che consente di ridurre gradualmente la risposta immunitaria tipica della reazione allergica .Ciò permette una regressione della patologia asmatica e allergica, con un benessere clinico ,spesso, di lunga durata.